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giovedì 30 settembre 2010

Il povero mercato di Borgo

«Il povero mercato di Borgo», così il Plateretti titolava il capitolo dedicato all’economia locale nel suo volume Borgo San Donnino 1802. Si trattava di un mercato di beni di sussistenza che soffriva dell’emarginazione della città in rapporto alla capitale, Parma, la quale esercitava di fatto una specie di monopolio forzoso. Il titolo è attuale anche oggi, ma le cause sono decisamente diverse e lo scenario non è così drammatico.
Compresso tra nuove forme commerciali e tradizione, il sistema del commercio del centro città stenta a trovare un proprio ruolo. All’origine, alcune deficienze urbanistiche, quali la penuria di parcheggi e la viabilità difficoltosa, penalizzata da «lavori in corso» senza fine.
Un altro fattore frenante sono le dimensioni dei negozi che, tranne pochi casi, sono estremamente ridotte. Sta di fatto che in questi anni il commercio non è più un fattore di attrazione per il centro di Fidenza.
Gli sforzi delle amministrazioni per creare eventi favorevoli ai commerci non ha sortito effetti stabili come l’apertura di nuovi negozi. La presenza di un grosso polo commerciale nei pressi del casello autostradale (outlet) è spesso citato come causa del declino commerciale del centro. Ma è una spiegazione che pecca di protezionismo: gli effetti negativi vi sarebbero stati anche se il polo commerciale fosse sorto in località vicine e in più non vi sarebbero stati i risvolti positivi.
Lo strapotere della grossa distribuzione oggi si gioca su ben altri livelli condizionanti e crea nuovi percorsi extraurbani dettati dalla convenienza o percepita come tale. Oggi coi bilanci comunali più che mai dipendenti dallo sviluppo edilizio, il meccanismo si è affinato. Più che gli amministratori e gli uffici tecnici, è la grande distribuzione, da Value Retail (outlet) a Legacoop a pianificare il territorio.
A Fidenza, oltre alla contrazione del numero dei negozi, si assiste anche al cambiamento merceologico degli esercizi: bar, agenzie immobiliari e istituti bancari hanno preso il sopravvento sulle botteghe. Più che di aggiunta si tratta di riconversione dei negozi tradizionali.


1 commento:

  1. Il fenomeno è comune ormai a città e paesi in stretto rapporto con i cambiamenti sociali ed economici dell'ultimo secolo, accentuati in questi ultimi anni. Per varie ragioni si è infranto il tessuto di relazioni umane, parentali, economiche che costituivano il legame delle nostre comunità e le tenevano unite. Il commercio, fosse stabile o ambulante . stabiliva relazioni non solo di compra-vendita, ma affettive, amichevoli e confidenziali.
    I vecchi negozi chiudono ed il commercio diventa sempre più anonimo e disperso dietro ai richiami allettanti di una pubblicità che sembra rivolgersi più a delle marionette che alle persone.

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