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venerdì 11 febbraio 2011

E noi, nel nostro piccolo, ce la mettiamo tutta

Abside del Duomo
"Non abbiamo il petrolio, noi. Non abbiamo il gas, non abbiamo l'oro, non abbiamo i diamanti, non abbiamo le terre rare, non abbiamo le sconfinate distese di campi di grano del Canada o i pascoli della pampa argentina. Abbiamo una sola, grande, persino immeritata ricchezza: la bellezza dei nostri paesaggi, la bellezza dei nostri siti archeologici, la bellezza dei nostri borghi medievali, la bellezza delle nostre residenze patrizie, la bellezza dei nostri musei, la bellezza delle nostre città d'arte. 
E ce ne vantiamo. Ce ne vantiamo sempre. Fino a fare addirittura la parte dei «ganassa»"
Il Corriere della Sera pubblica un articolo (disponibile anche on-line) in cui Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella presentano il loro ultimo lavoro significativamente titolato "Vandali" dove "raccontano come e perché l'Italia stia distruggendo la sua unica ricchezza: l'arte".
Riflettere sulle loro argomentazioni serve poco se non ci confrontiamo col "noi, adesso qui" se non ci porta a riconsiderare quale attenzione portiamo alle bellezze dei nostri luoghi, urbani e non, ed alla loro conservazione.  Le considerazioni circa la valorizzazione delle bellezze architettoniche ed ambientali, ma anche di tradizione, vengono dopo. Non si può valorizzare ciò che si ha senza conoscerlo e senza tutelarlo in modo adeguato. 

Il nostro "ponte Romano" impoverito giorno per giorno dalla rimozione di sassi (uguali ad altri sassi) ha subito più danni negli ultimi dieci anni che nel precedenti mille e più anni. Nel contempo sono esponenzialmente cresciute la celebrazione e l'esaltazione del "ponte romano" sotto l'insegna della sua valorizzazione, salvo poi spacciare, in buona fede, altri sassi o mattoni come parte dello stesso solo perché più immediatamente visibili.   
Stesso discorso per il Duomo, in cui alla valorizzazione  della facciata, pur oggetto bisogna dirlo di studi e ricerche anche recenti, corrisponde l'abbandono al proprio destino del complesso absidale e alla "musealizzazione" di alcune parti come la cripta e gli arredi.  Si è preferito l'effetto scenico della illuminazione notturna, peraltro eseguito senza i dovuti riguardi con manodopera da "massimo ribasso". Ed allora abbiamo una torre illuminata in cui è impedito l'accesso al complesso campanario per inagibilità delle scale.  Certamente nel recente passato non abbiamo fatto meglio, basti ricordare nel 1985  la distruzione dell'altare sostituito con una pietra di tal peso da richiedere il rinforzo delle strutture sopre la cripta e la rimozione di alcuni ripari laterali  che hanno incentivato usi impropri sul lato nord della cattedrale, ed ancora l'antica vasca battesimale che abbiamo ereditato come acquasantiera e che lasciamo a quelli dopo di noi. in un contesto surreale nel Museo del Duomo.
Collegio dei Gesuiti
Limitarsi al duomo è comunque riduttivo esistono altre realtà su cui si accentra l'attenzione dei "valorizzatori" attenti più alle capacità di ottenere finanziamenti pubblici che alla bontà della iniziative, parliamo per esemplificare, del complesso del Collegio dei Gesuiti ma non solo.
Monastero di Castione Marchesi
In questo quadro merita tuttavia positiva menzione l'iniziativa di recupero del monastero di Castione recentemente approvato da Consiglio Comunale. 

Palazzo Arzaghi
Se tuttavia volessimo indicare un caso simbolo di mancanza di attenzione e cura potremmo indicare  come tale Palazzo Arzaghi ancorché non sia di tutti quelli indicati il maggiore o il più storicamente importante. 

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