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giovedì 30 gennaio 2014

"Niente di nuovo sul fronte italiota" un saggio di Franco Bifani

Leggere la storia come specchio dello stato attuale per capire quali sono i mali endemici di una Italia allo stremo. E' questo il tentativo di Franco in questo saggio, lo fa in modo ammirevole.


C'è qualcosa di nuovo, oggi , in Italia, anzi, di antico...Sì, nulla di nuovo, sul fronte patrio, da oriente ad occidente, da nord a sud, da almeno 16 secoli, dalla caduta dell'Impero romano in poi, l'unico organismo statuale che aveva tenuta unita la congerie di popoli della penisola. 
Qualche sprazzo dell'antica virtù, chè l'antiquo valor ne l'italici cor non è ancor morto, all'epoca dei Comuni, nel corso del Rinascimento, dell'Umanesimo, di un Illuminismo,  fioco come la luce di una stella cadente. Il tutto limitato e ristretto alle corti aristocratiche, a pochi borghesi privilegiati, mentre, fuori, il popolino moriva di fame. Si sta come d'autunno, sugli alberi, le foglie...
Ed infine,una unità nazionale -chiamiamola così, per convenzione pietosa- non sentita che da pochi e sparuti gruppi di cointeressati, con strascichi di rancori ed odii etnici, tra Nord e Sud, che si trascinano ancor oggi, inquinando l'aria, già greve, che si respira, e non solo nella Terra dei Fuochi, tra scandali, colpi di Stato monarchici, marce su Roma, sprazzi di rivolta democratica, subito soffocati da PCI, DC, Vaticano e mafie, in accordo tra loro, tramite governanti, manovrati ad hoc, come burattini di legno, soprattutto nella testa. 
E sotto, schiacciati e soffocati, con l'anello al naso, aggiogati non a due a due, ma a milioni, i poveri sudditi italioti, il volgo plebeo di servi della gleba, bovini, somari, pecoroni e caproni, capaci solo di mugugnare, ragliare, muggire, belare, con chiacchiere da bar e con lettere ai blog, come sto facendo anch'io; tenuti buoni con la carota delle votazioni ed il bastone dei ricatti più vili.
I nostri reggitori sono unici al mondo, per insipienza, ignoranza, incompetenza, egoismo infame; quali prodotti di sezione di partito, vivono, per una vita, di baruffe da portinaie di condominii di basso rango, fingendo di litigare tra di loro, ma accordandosi, sempre, dovunque e comunque, sottobanco, per i cazzi loro, come ripete -Te lo dico da amico!- l'esemplare, paradigmatico onorevole(!) Razzi, quello che adora Aberluscòne.

Perdiamo pezzi di aziende ed industrie, con imprenditori che si danno fuoco, si impiccano, operai ridotti sul lastrico, Fiat, che acquista Chrysler(?) ed Electrolux, che delocalizza in Polonia, per i pesi insopportabili della tassazione sul lavoro. Il buon pastore deve tosare le pecore, non scorticarle, scriveva Svetonio, 2mila anni fa. E non bastano mai, questi balzelli, siamo sempre più in rosso e sempre più neri, vedi e gialli di bile, ci bastonano tutti, tutti ci declassano.
Possediamo, unici al mondo, un Parlamento di indagati, i giovani vivono in famiglia, senza lavoro, senza speranze, insieme a genitori, spesso disoccupati, pure loro; milioni di compatrioti raschiano “grattini”, sperperano nelle slot-machines, giocano al Lotto, sperando in una vincita miracolosa. 
Altri milioni di poveracci sono così poveri da rinunciare al necessario, addirittura non mangerebbero e non saprebbero dove andare a dormire, se non ci fossero mense e dormitori di povertà. E chi riesce ancora a far spesa, lo fa in ipermercati e discount dal marchio estero. Un popolo affamato, fa la rivoluzion, cantava la Pavone-Gian Burrasca. La Boldrini ha pronte le brioches?
Ma, ai vertici, si vive in un Iperuranio, sereno, dall'aria fina, fresca, frizzante e cristallina, là dove i lamenti dei poveracci, dagli Inferi dell'indigenza, non riescono a raggiungere le superne stanze dei bottoni. 
Si continua a discutere di argomenti di lana caprina, ci si litigano privilegi e prebende infami, ci si scambiano raccomandazioni, doni e voti, si comprano gli avversari, con i flaccidi deretani saldamente incollati sugli scranni, in Comune, in Provincia, in Regione, a Roma, comodamente e per sempre; o meglio, solo per qualche annetto, onde accedere a laute pensioni, ben maggiori di quelle cui anelano milioni di italiani choosy, dopo più di 40 anni di duro lavoro, per 8, 10 ore giornaliere, magari anche su tre turni.
Una volta delusi, defraudati e reietti da Cesare, ci rivolgiamo a Dio; o meglio, ai suoi interpreti ed intermediari. Molti, troppi dei quali, ammesso e non concesso che rimangano in ascolto, allargano le braccia, sospirando, si grattano il capo, con le dita grassocce, e ci consigliano la preghiera, che non costa loro nulla, anche visto che sono liberi da preoccupazioni di licenziamenti e da problemi familiari e pensionistici. 
Dio vede e Dio provvede; la c'è la Provvidenza, proclamava Renzo Tramaglino. Noi, intanto, in attesa che ci tirino il collo, continuiamo a beccarci a sangue, come i polli, che, sempre Renzo, portava in dono all'Azzeccagarbugli, prototipo dell'italiano, servile e turpe cliente dei potenti criminali, oppressori dei popoli.

Franco Bifani

6 commenti:

  1. Quando esageri così, non mi piaci punto.Con questo tuo saggio, hai creato un'opera d'arte letteraria (questo sì), ma piena di iperbole e accessibile a pochi. Inoltre, Renzo Tramaglino, portò ad Azzeccagarbugli due capponi e non due polli. Scusami amico mio.

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  2. Carlo Fetonti
    C'è qualcosa di nuovo anzi d'antico nella nostra Italietta.Giustamente Bifani ricorda l'italia storicamente divisa prima nei comuni poi negli staterelli e poi, aggiungo io, nelle nuove divisioni attuali e cioè nella frantumazione politica dei partiti, piccoli o grandi che siano. Sempre di partito o parti-crazia si è trattato e si tratta..Giriamola come si vuole non si è ancora capito che il vecchio detto "dividi ed impera" è tuttora la filosofia di questo paese.Chi impera ,qualcuno si chiederà? Elementare Watson...quelli che,pur essendo una minoranza, vogliono o vorrebbero farsi i loro affari e comodi. O no?

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  3. Fotografia perfetta ed "elegantemente vestita" per l'esposizione quella di Franco Bifani, tutto assolutamente condivisibile. Il problema però resta in quella frase esternata da Nino Bixio circa 150 anni fa: "S'è fatta l'Italia, restan da fare gli italiani". La storia ci insegna che essendo sempre stati divivsi in staterelli, siamo "maturati" con diverse culture, tanto per fare un paragone pensiamo al grado di cultura ricevuto dai parmigiani e parmensi con la lirica ed il Teatro Regio, oltre al distrutto Teatro Reinach e al raffazzonato e rimesso in piedi, seppur poco sfruttabile, Teatro Farnese. Al sud invece sono fiorite le mafie (la mafia vera e propria, la camorra, la 'ndrangheta, la sacra corona unita), inoltre lasciamo tranquillamente a Napoli il primato di furti, borseggi, raggiri, truffe e purtroppo omicidi. Nel caso di Parma si è tenuto un popolo "amico" o quasi, nel caso del sud, invece, lo si è sfruttato, spremuto, umiliato. Risultato finale è ciò che vediamo espresso in ognuno degli staterelli che alla fine hanno formato l'Italia, a Parma gente animata dalla passione per la lirica (Giuseppe Verdi era solo una componente marginale in questo contesto, mai fece una "prima" a Parma e poi, amava ripetere spesso, che odiava Parma perchè quando ci andava era solo per pagare le tasse, al fine nazionalistico si è molto più speso e maggiormente apprezzato a Milano). Al sud invece la gente sfruttata si arrangiava come poteva per vivere alla giornata, vita ricca di stenti a causa dell'ingordigia dei governanti. Ma i governanti di oggi hanno forse ridotto la loro dose di ingordigia? Credo proprio di no! E allora? Si salvi chi può, fregando lo stato ed i suoi abitanti, governanti compresi, ma che alla fine sono gli unici a saltarci fuori grazie ai soliti lauti stipendi con annessi e connessi.

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    1. Carlo Fetonti
      Condivido tutto con una precisazione. Non possiamo definire governanti una classe politica che ha "partorito" 64 governi in 64 anni,record assoluto ,credo, al mondo. Cosa che ho già sottolineato altre volte."Sgovernanti",quindi, che hanno costruito un sistema politico illegale con leggi elettorali anticostituzionali, vietando ad esempio il "voto personale" definito,in modo esplicito, nell'art.48 della Cost .Quando ho contestato la cosa al Pierluigi Bersani,rappresentante esemplare della fauna politica italiana ed appena eletto al collegio uninominale nel luglio 2001, a Fidenza alla festa dell'Unità la risposta fu :lo facciamo per evitare la dispersione del voto. Fuori dal politichese: per evitare la paralisi e quindi l'instabilità politica.Commento :1)Chi si giustifica ammette.2)Il fine giustifica il mezzo.3) Ha detto una cavolata poiché i paesi anglosassoni (e non solo) il voto è personale e sono paesi molto più stabili del nostro e quindi con una paralisi politica molto minore. Quìndi l'ignoranza e la disonestà regna sovrana. L'ingordigia, che in assoluto non ritengo il male peggiore se almeno governassero, mi sembra una conseguenza logica delle premessa

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  4. Carlo, ti ringrazio dei complimenti; so che sei un appassionato e fervente analista del malgoverno italico, di cui speri un miglioramento, con grande coraggio civico. Tu pensa che leggevo, tempo fa, che persino nei dialetti, esiste, certo un substrato latino, ma persino tra quelli del Nord, così come tra quelli meridionali, sono talmente differenti, che i parlanti non si i tendono tra di loro. Se tu noti ,fino a Toscana,Marche ed Umbria, ogni cittadina ha il suo Palazzo comunale; da lì in giù, troviamo solo i castelli di una baronìa di aristocratici infami, latifondisti prepotenti, altezzosi,arroganti, spagnoleggianti e fancazzisti. Eppure, laggiù persiste un odio implacabile contro di noi settentrionali, come mi testimoniavano ragazzi, che avevano trascorso la naij da quelle parti. L'alibi del malcostume meridionale sarebbe che, noi settentrionali, li abbiamo invasi, ai tempi di Garibaldi, cCvour e Vittorio Emanuele II, spogliandoli di ogni bene. Ora, con le mafie emigrate al Nord, si stanno solo vendicando, rendendoci pan per focaccia. Tu pensa un po' che popolo e che nazione siamo mai! Siamo ancora solo una congerie di tribù e clan, ognuno per i cazzi sua, come ripete l'acculturato on.(!) Razzi.

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    1. Carlo Fetonti
      Franco ti dico francamente che attualmente non ho molta speranza di cambiamento sia per l'apatia o forse lo scoramento che riscontro tra la gente. Dobbiamo ancora oltrepassare come direbbero gli inglesi il "tipping point" cioè il punto di non ritorno che possiamo raggiungere solo con la presa di coscienza che la democrazia non si basa sui partiti, ma sulla persona con suoi diritti . Quindi ,in definitiva sulla affermazione di un principio, costituzionale ma soprattutto di razionalità. Comunque continuiamo a batterci se non altro perché un giorno non si dica che certe cose non le abbiamo dette, anche se inutilmente a gente come Razzi.

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