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lunedì 6 gennaio 2014

"Ricordo di Don Amos" di Mirella Capretti


 Ricordo di Don Amos

Vorrei esprimere pure io il grande dolore e lo sconforto per la perdita di Don Amos, ma anche trovare parole di gratitudine verso di lui, grande uomo di fede e ringraziare il Buon Dio per averlo messo sul mio cammino.
In questi giorni mi sento un po’ persa, non riesco a capacitarmi…pur avendo saputo del suo stato di salute e dell’imminente fine, non mi sono per niente preparata, il nodo alla gola persiste e spesso le lacrime scendono. Ho detto tante volte che Don Amos era un personaggio da clonare, troppo prezioso per perderlo su questa terra. Mi manca veramente, mi manca il confessore che sapeva capirmi prima che io parlassi, che ricordava tutto di me, che sapeva farmi ridere e sdrammatizzava i miei problemi con dolcezza.

Quante volte ho aspettato inutilmente per ore, in Duomo, per parlare con lui, sempre assillato da una moltitudine di persone in difficoltà, che giungevano anche da molto lontano per trovare sicuro conforto, e quando mi riusciva, il discorso scivolava spesso su argomenti di storia e di arte, con un entusiasmo contagioso che rendeva molto piacevole l’incontro e il tempo passava velocemente …e la confessione rimandata. Gli dicevo spesso: “Don Amos, se vado all’inferno, è colpa sua!”, e lui rideva e mi rassicurava.
S’illuminava quando aveva la possibilità di esprimere le sue tante conoscenze o descriveva qualcuno della miriade di progetti che aveva ancora in testa; nonostante l’età, era un fiume in piena, per me, però, ci voleva un registratore per raccogliere e conservare quello che diceva. Lui aveva una grande memoria e una carica straordinaria, era una miniera di sapere; io pendevo dalle sue labbra.
Mi manca e mi mancherà lo studioso di Fidenza e non solo, profondo e intuitivo, tenace nella ricerca, non sempre capito, a volte invidiato, che aveva promesso di aiutarmi a rivedere i documenti dell’abate Zani nell’Archivio Vescovile, per la revisione del libro a lui dedicato, poiché erano stati solo fatti scorrere in modo frettoloso, un paio di volte, col Preside Mesolella. Con le sue grandi competenze, ognuno di quei fogli di carta avrebbe assunto più valore; ora, sperando che qualcun altro apra l’Archivio, la mia ricerca sarà sicuramente più arida e più povera.
Avevo conosciuto Don Amos all’UNITRE, appassionato docente che insegnava con musica classica in sottofondo. In quegli anni notavo un forte entusiasmo nelle sue lezioni e nelle sue conferenze che non riscontravo poi nella sua persona, chiusa e silenziosa. Seppi poi di tristi vicende famigliari che gli avevano tolto il sorriso.
La sua disponibilità era proverbiale, lui si dava da fare per tutti, per qualcuno fin troppo, ma lui era così, quando prendeva una decisione… non lo fermava nessuno, non ascoltava consigli (lo sa bene la sorella Roberta), e non pensava più a se stesso.
Ricordo tutta quella strada fatta insieme per andare a benedire la mia casa in campagna, o quella Messa sul prato sotto il declivio del Monte della Croce vicino al Baganza, per commemorare un compagno di caccia di mio marito, ucciso in una battuta; e tutto con grande amore e premura, senza chiedere niente in cambio.
Ricordo, nei primi anni novanta, quando insegnavo a Fontanellato, che mi rivolsi a lui per una ricerca di Scuola sugli “ex voto” del Santuario. Avevo saputo che la Curia Vescovile di Fidenza possedeva un esemplare de l’“Inventario degli oggetti d’Arte in Italia” (Vol. III, Provincia di Parma) del 1934, su cui erano elencati i dipinti del Santuario. 
Mi serviva la copia di due pagine, in una delle quali era descritto il quadro riferito al più antico dei miracoli compiuti dalla Madonna di Fontanellato: la guarigione improvvisa della gamba di un certo Ugolotti di Borgo San Donnino, nell’ottobre 1628. Dopo tre giorni di “appostamenti”, verso le due del pomeriggio riuscii a trovarlo al telefono, appena tornato da Piacenza. Gli chiesi il favore, lui mi rispose: “Mi faccio un uovo poi ci vediamo in Vescovado”. Io partii subito, pensando di aspettarlo là. Quando arrivai, con mia grande sorpresa lo trovai già con le fotocopie in mano! Rimase poi sul posto. Anche quel giorno, per amore della cultura e per la sua grande bontà d’animo, il suo pur frugale pasto era saltato.
Ho il grande rammarico di non aver potuto collaborare, come mi aveva chiesto, a scrivere la sua seconda “Storia di Fidenza”. Capitò una mattina d’estate a casa mia, con la prima stesura del testo in una busta: “Per favore leggila, poi mi sai dire”. Al mio diniego, per vera incompetenza e mancanza di tempo, insistette: “Mi basta solo che descrivi o aggiungi qualche particolare ai quadri e alle opere d’arte elencate e metto il tuo nome in copertina, insieme con il mio”. In quei giorni io e mio marito stavamo pitturando in casa, poi venne il tempo della Scuola e la busta rimase chiusa…
Non riesco a immaginare la Chiesa di Bastelli senza di lui, l’ha curata e arricchita in questi anni chiedendo a tutti gli artisti che conosceva di lasciare un dipinto-preghiera, fino a renderla un assortimento particolare di forme e colori forse discutibile, ma sicuramente vivo e sentito dai fedeli.
Sperava tanto che fosse eretta a Santuario dedicato a Sant’Anna.
Lui ha inventato, infatti, la “Festa dei nonni”: Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù, ma la cosa non è stata accettata... diversi anni più tardi l’allora sindaco di Noceto, propose una festa dei nonni in un altro periodo dell’anno (credo in ottobre), senza alcun riferimento cristiano ed ebbe successo. Quanta gente Don Amos è riuscito a coinvolgere con amore in quella Chiesa, anche col “Presepe vivente” e la “Passione vivente”!
Ho assistito fin che mi è stato possibile alle sue ultime Messe a Chiusa Ferranda, dov’era stato “catapultato” alla scomparsa di Don Capuzzi; anche là tanta gente desiderava incontrarlo, nonostante l’orario, e lui non si negava, anche se era molto evidente che stava male. La domenica, senza far colazione, voleva essere presto a Bastelli, prima della Messa, perché lo aspettavano per le benedizioni; poi andava a Chiusa, dove qualche volta si è fermato fino quasi alle due del pomeriggio, ritornava a Parma e di nuovo indietro alla sera per un’altra Messa e “benedizione di guarigione” a Bastelli. Il suo fisico, già minato fortemente, deperiva, ma lui aveva una volontà di ferro e accoglieva tutti con tanto amore e faceva proprie le altrui pene. A Chiusa ho ascoltato le sue ultime omelie, sempre più brevi, per la sua difficoltà a stare in piedi, ma sempre più essenziali e intense, in forte sintonia col pensiero di Papa Francesco. In una di quelle, dopo il solito amorevole inchino alla bella statua della Madonna di Caravaggio, aveva detto che il Signore, in Paradiso, ci prepara un trono tutto d’oro! La cosa mi stupì.
Ora, provo a immaginarlo con la preziosa veste di pizzo di quando era stato ordinato sacerdote (che aveva tenuto in una scatola in fondo a un cassetto per l’ultimo viaggio), lui che in vita non aveva mai curato il vestiario o amato la ricchezza (la bellezza, si), sorridente e gioioso, seduto su un trono d’oro, in un Paradiso sfavillante di luci (che già, come mi diceva, aveva potuto pregustare in una visione avuta grazie a Padre Pio), che mi aspetta per prendermi la testa fra le mani e farmi sentire veramente accolta, amata e benedetta come sapeva fare solo lui.
Lo terrò vicino a me con pensiero affettuoso e con la preghiera e gli parlerò, sicura di un suo aiuto dal cielo, ma mi mancherà sicuramente fino a quando ci rivedremo e, allora… continueremo il discorso in perfetta letizia.
Lo voglio ricordare con queste foto da me scattate il giorno in cui il Consiglio Comunale di Fidenza gli ha concesso la Cittadinanza benemerita rendendolo molto felice. Ero riuscita a rubargli un sorriso. In una è con la sorella Roberta, che tanto ha lavorato per farlo studiare da prete, e con la nipote Angela.


Fidenza 05/01/14 Mirella Capretti

2 commenti:

  1. Condivido pienamente il ricordo della Prof. Mirella Capretti, che idealmente affianco al mio. Proprio nel passaggio dove riferisco "che se gli pestavi un piede, era lui a chiederti scusa per aver messo il suo piede sotto al tuo" sottindendo la questione "Festa dei Nonni" "scippata" da Noceto a Bastelli, oltretutto in collocazione ottobrina asolutamente non peritinente. In alcune occasioni mi affidò l'incarico di scrivere una pagina sull'opuscolo illustrativo della Festa di Sant'Anna, presentando così la Marcia dei Fontanili Memorial Michele Rossi, oggi purtroppo dismessa, cosa che lo addolorò molto. In quelle righe facevo specifico riferimento alla "appropriazione indebita" di Noceto sulla Festa dei Nonni. Egli mi disse di cancellare quel passaggio, rifiutando totalmente la polemica, anche se lui era inevitabilmente dalla parte del giusto. Cara Prof. Mirella Capretti, per tanti fiumi di inchiostro che spargeremo, mai riusciremo a completare il "ritratto" di questo Sant'Uomo, nel vero senso della parola.

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  2. Grazie di cuore ad Ambrogio per aver pubblicato il mio ricordo e al sig. Germano Meletti per averlo condiviso.
    Sì, è vero, la figura di Don Amos, prete umile e colto, dalla vita sofferta, profondamente devoto alla Madonna, non si può racchiudere in poche righe.
    A noi, fortunati per averlo conosciuto, rimane la consapevolezza del grande dono ricevuto e l'emozione dell'accoglienza intrisa di tenerezza che riservava a chiunque si rivolgeva a lui, ancor prima dell'insegnamento di Papa Francesco, che non sfumerà col tempo.

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