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mercoledì 4 novembre 2015

Il 4 novembre di Gino Narseti


Il messaggio di Gino Narseti

Come ha ricordato il Ns/ presidente MATTARELLA, il 4 novembre che stiamo festeggiando oggi coincide con il 100 anniversario della dichiarazione di guerra, contro l'Impero Austro-Ungarico in data 24 maggio 1915 con la prima offensiva al comando del Generale CADORNA su un fronte di circa 700 Km. dal Trentino al Carso sino all'Isonzo,con mezzi insufficienti, carenti e scaduti, senza mitragliatrici e pochi cannoni senza trattori di traino per l'alta montagna,traino che veniva fatto con funi da parte dei nostri soldati. 

Di conseguenza il Cadorna adottò l'attacco frontale di massa con l'assalto alle trincea nemiche alla baionetta (arma bianca) per 41 mesi di guerra terrificante, nella quale persero la vita 700.000 giovani, per la maggior parte analfabeti, provenienti dal sud, e senza una istruzione nell'uso delle armi. 
A questi EROI che immolarono la loro vita per la Vittoria finale che,permise l'unità d'Italia libera e indipendente, oggi tutti uniti, dobbiamo rendere a loro un caloroso omaggio di gratitudine e di riconoscenza. 
Comm. Gino Narseti
Presidente della sezione fidentina dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci

E l'Italia si preparò al Primo Natale di Guerra, altri 7 ne seguiranno in quella metà di secolo in cui l'Europa affondò.

25 dicembre 1915


1 commento:

  1. Non sono d'accordo con le parole di Narseti. Quei caduti giovanissimi, mandati al macello da Cadorna, non sono eroi, ma solo vittime coatte dei disegni egoistici di monarchi e ministri. Non furono i difensori di una patria invasa, ma vennero spediti all'attacco di un potente esercito, senza alcun motivazione politica o militare. Il nostro esercito venne sempre e costantemente battuto o tenuto sulla difensiva, e solo nelle ultime settimane del conflitto riuscimmo ad avanzare, contro truppe ormai allo sbando. Inoltre, la scelta di inglobare nei nostri confini anche il Sud-Tirolo fu una vendetta puerile, uno sbaglio enorme, le cui conseguenze di odio etnico si trascinano ancora oggi, dopo un secolo di mancata integrazione tra italiani e sud-tirolesi. E non chiamateli altoatesini. loro, ancora oggi, non si considerano italiani, e non si può nemmeno dare loro torto.

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