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sabato 29 ottobre 2016

Solidarietà è aver "cura"


La recente "tre giorni" che la scuola media Zani di Fidenza ha dedicato alla riscoperta delle varie forme di solidarietà è stata ampiamente ripresa in questo blog.



Propongo ora questo scritto della Prof.ssa Mara Dallospedale che fa da introduzione e cornice alle riflessioni degli alunni delle classi 3^A, 3^E, 2^F e 3^G in margine allo spettacolo di giovedì 20 ottobre con i loro insegnanti Bertuzzi, Corradi e Dallospedale e Pedrini, Vegetti, Bodria, Baglivo e Cocconi per la parte  musicale.


Secondo quanto sostiene Leonardo Boff, il mondo virtuale ha creato un nuovo habitat per l’essere umano, caratterizzato dall'incomunicabilità. Tutto si raggiunge on-line, senza il contatto umano. Si lavora, si compra, si paga, si vedono film, si stringono quelle che vengono impropriamente dette  ‘amicizie’... 
Questa “anti-realtà” condiziona la vita umana in ciò che possiede di più fondamentale: la cura, la com-passione, la solidarietà.Antichi miti, come tanti pensatori contemporanei, ci insegnano che l’essenza dell’uomo, più che nell'intelligenza, si trova  nella capacità di prendersi cura della realtà. 
Nella cura scopriamo i principi, i valori e gli atteggiamenti che trasformano la vita in un vivere bene. Senza la cura, la sensibilità e la tenerezza, nessuno vive e sopravvive in modo significativo. 
Partendo da questo presupposto, abbiamo lavorato coi ragazzi alla ricerca delle radici di quell'atteggiamento che alcuni scrittori, antichi e moderni, hanno definito come “cura”. Di atteggiamento, parliamo, e non di atto, in quanto la solidarietà va oltre il semplice momento di premura, richiede impegno, preoccupazione, coinvolgimento affettivo con l’altro.  
Partendo dalla favola-mito della cura abbiamo così attraversato la storia dall'impero romano, soffermandoci in particolare sulla ‘nostra’ storia locale, sul prendersi cura tanto del vicino quanto dello straniero in una realtà atroce come quella della guerra, quando solidarietà significava anche rischio della propria vita.  
E così, percorrendo le strade di Fidenza, abbiamo incontrato i ‘raccoglitori’ di carta e stracci da vendere al macero per opere di carità (antenati delle nostre bancarelle) e i caldarrostai improvvisati di via Berenini, fino a considerare il presente con l’aiuto di alcuni giovani volontari della Caritas e della Pubblica Assistenza (due tra le decine di Associazioni di volontariato attive in città).  
A questo punto non potevamo non chiederci cosa ne sarà della cura nel futuro fidentino e i più giovani hanno illustrato i loro propositi. Il percorso è stato impegnativo, ma nello stesso tempo ha messo alla prova il nostro interesse, per non dire il bisogno, della solidarietà offerta e ricevuta.  
E’ stata, anche questa, un’esperienza di condivisione e accoglienza. Condivisione degli obiettivi, degli intenti, delle incertezze, delle fatiche, delle emozioni; accoglienza  dell’altro, dei colleghi, degli alunni, del  pubblico che ci ha seguito ed apprezzato, della Dirigente che ci sprona sempre a metterci in gioco per ‘dare di più’.
Mara Dallospedale

Alcune considerazioni dei giovani studenti:

“Realizzare questo progetto di solidarietà mi ha fatto conoscere un aspetto della mia città che non conoscevo e mi ha insegnato che, se si fa del bene, si è tutti più felici.”

“Credo che l’intervento, nello spettacolo, dei Volontari, soprattutto quelli della Pubblica Assistenza, sia stato molto significativo e mi ha spronato ad impegnarmi a mia volta. Mi ha colpito in particolare un’affermazione, cioè che, quando si indossa quella divisa, bisogna mettere da parte l’indifferenza, le antipatie e i rancori e prendersi cura dell’altro senza porsi domande”.

“Questa esperienza è stata la dimostrazione che anche noi studenti possiamo praticare la solidarietà. Non potremo fare grandi opere di volontariato, ma piccole azioni per puro piacere.”

“Ho capito che ognuno, nel suo piccolo, può fare la differenza. Il volontariato, oltre ad alleviare le sofferenze degli altri, rende buoni e gioiosi noi stessi”

“Ho imparato cosa significa dare una mano a chi ha bisogno e sicuramente diventerò una ‘volontaria’ “

“Attraverso il volontariato si può migliorare la giornata di altre persone, ma soprattutto si può migliorare se stessi. Credo che, appena avrò l’età, entrerò nella Pubblica o nella Croce Rossa”

“Ascoltare i volontari che parlavano delle loro esperienze mi ha fatto riflettere. Prima pensavo che noi ragazzini non potessimo impegnarci in opere che mi sembravano più grandi di noi, ma sentire che molti hanno iniziato proprio alla mia età mi ha fatto cambiare idea. Sentire ciò che si prova ad aiutare il prossimo mi ha fatto venire voglia di aiutare per sentirmi bene. Credo che appena possibile comincerò a fare volontariato”.

“Ho capito che volontariato significa anche aiutare le persone vicino a noi e soprattutto che si può essere felici anche nel dare e non solo nel ricevere”

“Grazie al progetto sulla solidarietà ho iniziato a riflettere su cosa potrei fare io nella mia piccola cerchia di conoscenze. Potrei ad esempio stare con i bambini e giocare con loro dopo il catechismo o aiutarli nei compiti. Credo che questi piccoli gesti apparentemente insignificanti mi renderanno molto felice”

“Io aiuto
tu aiuti
egli aiuta 
noi aiutiamo
voi aiutate
essi stanno meglio”

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