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mercoledì 16 febbraio 2011

Celebrazione per i 410 anni della Diocesi di San Donnino nella cattedrale di Fidenza


 
Con un solenne Pontificale la Diocesi ha celebrato sabato 12 febbraio 2011 la ricorrenza della sua istituzione avvenuta nel 1601. In questi 410 anni si sono succeduti 34 vescovi ed oggi sulla cattedra siede mons. Carlo Mazza che si avvia a compiere il suo quarto anno di guida della chiesa fidentina. Il Pontificale non ha coinvolto un numero di fedeli proporzionato all'importanza dell'evento. 
In quanto a presenze dell'autorità civile, abbiamo notato l'assessore Comerci che ha assistito alla parte catecumenale della cerimonia. Ad di fuori di ogni ufficiosità annotiamo la presenza di Manfredo Pedroni ed Amedeo Tosi, consiglieri provinciali oltre che fidentini. Impeccabile l'apparato corale e musicale così come quello scenico.
Di seguito riportiamo un commento all'omelia di sua eccellenza il Vescovo curata da Amedeo Tosi.

Lo stemma vescovile di Mons. Carlo Mazza
Sabato 12 febbraio, il Vescovo di Fidenza Mons. Carlo Mazza, celebrando il Pontificale in occasione del 410° Anniversario della Fondazione Della Diocesi, non ha solo voluto commemorare solennemente una importantissima ricorrenza storica, ma soprattutto fare una profonda e lucidissima analisi sulla situazione presente della nostra Chiesa locale, sul suo futuro e su quello più in generale di tutta la comunità cittadina in piena continuità con la Lettera Pastorale per l’anno 2010 – 2011 “E’ il Signore”.

A mio avviso, uno dei momenti più alti di riflessione organica sulla storia della nostra Chiesa diocesana, sulle sue radici di fede, sulla spiritualità che la anima e sui problemi che oggi occorre affrontare.
Mons. Carlo Mazza con la chiarezza, ma anche con la franchezza che lo contraddistingue, prende la nostra Chiesa per mano e come tutti i buoni pastori gli indica la strada per continuare un cammino che sabato ha segnato 410 anni di storia.
La strada per “non incamminarci verso il declino”, è sintetizzata in cinque punti:
1- amare ed annunciare la parola di Dio;
2 - amare una Chiesa che si riconosce nella celebrazione dell’eucarestia;
3 - amare una Chiesa tutta ministeriale e splendente di carismi;
4 - amare una Chiesa missionaria.
E poi il grande coraggio di cercare una risposta alla domanda più insidiosa: “I giovani ci lasciano? Perché? Se la Chiesa non emargina nessuno, se gli ultimi, i poveri, i vecchi, i malati, sono nostri fratelli accolti e amati perché si devono lasciare perdere i giovani? Occorre quindi risvegliare nella nostra Chiesa diocesana quella fantasia dello Spirito, creatrice dell’impegno missionario e apostolico che nasce dal “guai a me se non evangelizzo” .
Tutta l’omelia non è dunque solo un gioiello pastorale, ma una lucida lettura sulla nostra Chiesa e sulla situazione della nostra comunità cittadina che ora più che mai, in questo momento di grande cambiamento sociale, ha bisogno di riconoscersi in una guida, come lo sono la Chiesa e il suo Vescovo, capace di indicargli i valori di riferimento, perché rinasca quel senso di comunità e una prospettiva di cammino verso quel bene comune, che oggi facciamo molta fatica a percepire.
E’ indispensabile, urgentissimo, che siano messe le nuove basi per un futuro di solidarietà e crescita per il nostro territorio, così come ci è stato dato dalle tante generazioni che ci hanno preceduto in 410 anni di storia.
La Cattedrale, praticamente deserta, ci dice quanto mai sia importante “amare” la nostra Chiesa perché solo così “ameremo” anche la nostra città.
Amedeo Tosi

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