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venerdì 20 dicembre 2013

Natale 2013. Il messaggio augurale del Vescovo

Il Presepe allestito nel cortile del vescovado
"Ritorniamo a Betlemme"  è il motivo ricorrente in questo messaggio augurale che il Vescovo Carlo Mazza indirizza a noi tutti. Di fronte alla mondanizzazione della festa l'invito è quello di recuperarne il significato primitivo. Quell'evento, dal quale discende la cronologia della nostra storia a rimarcare la portata "rivoluzionaria", è oggi contaminato dalle luci della mondanità  nella nostra civiltà occidentale per altri versi in crisi. Ma Cristo non è venuto per una civiltà particolare, come siamo stati tentati di pensare. ed oggi sono forse altri i chiamati ad ascoltare e portare il messaggio che è in quell'evento.



Messaggio augurale del Vescovo 
in vista delle festività natalizie

Ritorniamo a Betlemme! L’invito che mi permetto di rivolgere suona come una scossa che scuote indifferenze e abitudini. 
Levare il passo verso Betlemme esprime una decisione del cuore per lasciarci invadere dallo stupore di una Stella che appare di nuovo nel cielo della vita e da un Bambino che di nuovo nasce in una Grotta.
Cose antiche, dirà l’uomo del disincanto che non riesce più a gustare lo scatto magico della novità di Cristo. 
Certamente l’invito a Betlemme ha bisogno di un cuore libero e ben disposto che sa scorgere oltre lo scenario delle solite cose, qualcosa di assolutamente inedito. Ma, a ben vedere, l’inedito oggi è proprio l’uomo: sembra non sia più quello di prima.
L’uomo che siamo noi, evidentemente, così mutato nel suo pensare e nel suo agire.
Sovente mi chiedo se il Natale ci è stato derubato, se l’hanno sfilato dalle mani dei cristiani e se l’è tutto mangiato il mondo degli affari. Non può essere! Che anche “altri” partecipino all'evento più rivoluzionario della storia, va bene. Anzi meglio sarebbe che tutti fossero pervasi e trasformati da un Dio che nasce uomo perché quest’uomo diventi Dio. 
E tuttavia non pare che così avvenga. La luce si è alzata nella notte del mondo. E forse l’uomo di oggi tarda a rendersi conto che nel buio dell’anima tutto si dilegua nel grigio della mondanità.
Ritornare a Betlemme significa invece ricominciare a vedere e a sperare. 
Significa riprendere un cammino, il cammino che porta a scoprire che Dio non è inutile, che Dio ci è necessario, perché siamo “poveri” uomini, anelanti il possesso di certezze: cioè della verità, della bontà, della bellezza, come qualità dell’anima che fanno “grande” l’uomo. 
Proprio quell’uomo che molti dicono spacciato, sfinito, consumato nel guazzabuglio della vita presente, è il più bisognoso, come un mendicante, di trovare una luce, una compagnia, una certezza, una speranza.
Quest’uomo che siamo noi che scompare nell'anonimato e non conta più nulla.
Ritornare a Betlemme è anche guardarsi in faccia, non più nello specchio delle illusioni, ma nella realtà di quell'io più profondo e autentico che ci sfugge, dal quale scaturisce il senso e la misura della vita e dunque quella consapevolezza del bisogno di altro e di un Altro. 
Non vi è forse in noi quella nostalgia pura e semplice di vivere bene, di stare insieme, fidandosi e affidandosi l’un l’altro?
Questa forma di “custodia” reciproca, tanto cara a Papa Francesco, sta all’inizio di un’amicizia desiderata e sognata, e forse di un ricominciamento di un amore nuovo, certamente di una vita più umana, più dignitosa e più giusta.
Ritornare a Betlemme significa dire di no a tante perverse chiacchiere che uccidono il prossimo come se fosse ben poca cosa, a tanti raffinati egoismi che ci rendono insopportabili gli uni agli altri , quasi incapaci di stendere la mano di un aiuto. 
Decidi allora di ritornare a Betlemme per incontrare colui che è Dio nella forma umana, che è Dio per farci riscoprire più simili, più vicini, più umani. 
Se coltiviamo l’occhiolino dolce e tenero per un cane, gratificandolo di ogni capriccio, non saremo disposti ad un soprassalto di pietà e di compassione verso un “simile” a noi che sta nel bisogno, povero e infelice, solo… come un cane? E’ solo questione di umanità. 
Ritorniamo tutti a Betlemme. Guidati dalla Stella, apriamo il varco del cuore e dello spirito per vivere una vita bella e serena, libera da cattiverie insensate e da malanimi ingombranti e avvilenti. 
Viviamo insieme la speranza di Betlemme che crea una gioia senza fine.
Buon Natale a tutti e sorridete alla vita! Perché in fondo al tunnel c’è Qualcuno che vi attende.
+ Carlo, Vescovo

Pubblicato sul settimanale della città di Fidenza e della Diocesi "il Risveglio" in distribuzione in questi giorni.

2 commenti:

  1. Ambrogio, hai sottoposto al Vescovo la mia letterina di lode al Presepe, a Gesù Bambino, contro Babbo Natale? Io credo che me l'apporverebbe con un bell'Imprimatur, ne sarei felice. Diamo a Babbo Natale quel ch'è di Babbo Natale, a Dio quel ch'è di Dio e del Suo Figliuolo; non mescoliamo le scemenze con l'acqua santa, scherziamo con I Babbi Natale, non con i Santi!

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  2. Venite a visitare anche il presepe dentro al duomo,viene aperto il 24 durante la messa di mezanotrw

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